Dietro all’insegna di un negozio c’è sempre una storia da raccontare, fatta di tanta professionalità e capacità imprenditoriale, ma anche di grossi sacrifici che spesso non trapelano all’esterno e che comunque rappresentano la colonna portante di ogni attività che riesce a durare nonostante lo scorrere del tempo, il mutamento delle mode e delle esigenze della clientela. Uno di questi negozi è la PELLETTERIA ROSSI nata nel 1900 e via via, nel tempo e con il tempo ha saputo disegnarsi una propria qualificata insegna commerciale.
La storia della pelletteria Rossi di Montebelluna, ad esempio, rappresenta un documento di vita sociale ed economica che ha contribuito allo sviluppo della città e che per questo merita di essere conosciuta.
Nei difficili anni precedente la prima guerra mondiale, Luigi Chiesa diede il battesimo a questo negozio vendendo cappelli, ombrelli e valigie. Anni dal futuro incerto, ma che il “nostro Luigi” seppe affrontare con vero spirito battagliero. Sposò poi Angela Sartor, ed insieme proseguirono per il cammino della lenta ma continua crescita commerciale. Ne 1937 Angela pur collaborando con il marito, richiese ed ottenne la licenza di venditore ambulante che mantenne fino al 1942. Con questa autorizzazione girò in lungo e in largo per tutto il trevigiano. Alla morte di Luigi, Angela prese in mano il negozio ed insieme alla nipote Caverzan Ester, mandò avanti il lavoro con tenacia e competenza fino al 1943 fino alla sua dipartita. Un anno prima, però, la ditta originaria SARTOR LUIGIA ANGELA VED. CHIESA fu rilevata dalla nipote Ester che con spirito innovatore iniziò e proseguì la sua avventura nel commercio montebellunese.
Nel 1947 Ester convolò a nozze con Silvano Rossi, un carabiniere di carriera conosciuto per puro caso in ospedale. L’anno successivo, Silvano decise di congedarsi e di affiancare la moglie nella gestione del negozio la cui insegna fu trasformata in PELLETTERIE CAVERZAN & ROSSI. Ester confezionava gli ombrelli e lui, seguendo le premurose indicazioni della moglie, provvedeva alle riparazioni. Le capacità dei due coniugi, il loro grande affiatamento nel lavoro oltre che nella vita di tutti i giorni, consentirono a questo negozio di diventare un punto di riferimento per tutti i montebellunesi nonché per gli abitanti dei comuni limitrofi.
Nel 1980 a Silvano ed Ester, subentrò il figlio Danilo, il quale diventato titolare del negozio ne cambiò l’intestazione in PELLETTERIE ROSSI. Danilo, grazie anche ai preziosi consigli dei genitori, il cui interessamento per l’attività non è mai scemato nemmeno dopo il raggiungimento della pensione, ha saputo apportare, nel tempo e con il tempo, le funzionali modifiche che ad oggi rappresentano elementi qualificanti dell’attuale insegna commerciale.
Dopo aver visitato la pelletteria Rossi e aver toccato con mano questa grande realtà commerciale montebellunese, ci è sembrato doveroso fare un tuffo nel passato e andare a sentire i diretti protagonisti di questa storia umana e commerciale. Proprio loro, i coniugi Silvano ed Ester Rossi: ecco cosa ci hanno raccontato durante un caloroso incontro nella loro casa di Montebelluna.
Signora Ester, com’era un tempo Montebelluna, che cosa ricorda della vita commerciale cittadina?
“I ricordi sono tanti davvero, quelli di una vita intera passata nel commercio qui a Montebelluna. Ricordo soprattutto il mercato; a quei tempi cominciava verso le 4:30 – 5:00 del mattino e terminava verso le 9:30 – 10:00 al massimo.”
Che tipo di mercato era, cosa si comprava?
“Beh, c’era un po’ di tutto, ma in particolar modo bancarelle di verdura, frutta e piante. Un mercato per ogni tipo di clientela che approfittava di questa occasione per vivere uno spaccato di vita sociale.”
Verso la metà degli anni quaranta, Lei rilevò l’attività della sig.ra Angela. Che genere di articoli vendeva allora?
“Ombrelli, cappelli, borse, valigie, bauli ecc… proprio come adesso, anche se molte cose sono cambiate. Allora c’era un solo tipo di ombrello nei colori nero, marrone e verde… qualcuno anche bordò. Oggi c’è senz’altro una scelta maggiore rispetto ad un tempo, anche perché la clientela è diventata molto più esigente. Certo, una volta tutti si accontentavano con poco… anche perché mancavano i soldi.”
Sig. Silvano, in che modo ha iniziato questa attività?
“Pura fatalità. Io ero un carabiniere di carriera, poi un giorno mi sono imbattuto su questa bella donna e me ne sono innamorato…”
L’approccio con le ragazze, com’era a quel tempo?
“Tutto un altro modo di fare rispetto ad oggi. A quel tempo i ragazzi erano più timidi e senz’altro più romantici. Sapevano fare la corte in maniera discreta, quasi impercettibile. Eppure, chi doveva capire… capiva.”
E quindi, vi siete sposati?
“Si, ci siamo sposati nel 1947 e l’anno seguente mi sono congedato dall’Arma ed abbiamo iniziato a lavorare insieme. Si lavorava davvero tanto: dalle sei del mattino fino a tarda notte, lei faceva gli ombrelli ed io facevo le riparazioni, seguendo i sui suggerimenti perché è stata lei ad insegnarmi questo mestiere. Siamo andati avanti così, con una clientela crescente, lavorando in pieno e, devo dire, guadagnando anche bene perché la merce era poca, ma tanto richiesta. Lei pensi che i cappelli, ad esempio, andavano via come neve al sole. Non si faceva nemmeno in tempo a ricevere un pacco che in dieci minuti erano già tutti venduti.”
Il cappello, l’ombrello, il bastone, le ghette, lo spezzato, era un abbigliamento normale all’epoca?
“Si, era un abbigliamento normale per allora. Non si vedeva un uomo sopra i trent’anni senza cappello. Chi andava a sposarsi, anche se non lo portava in testa, lo teneva in mano, perché era un articolo di abbigliamento padronale. Quando veniva il padrone di casa a comprare gli ombrelli, ne prendeva tre, quattro o anche cinque, secondo la necessità e li portava a casa perché era lui che dirigeva la famiglia.”
Rispetto ad allora, com’è cambiata l’attività?
“A differenza di allora, oggi di merce ce n’è finché si vuole. Non è più un problema di quantità, ma di qualità. E poi, bisogna stare attenti a comprare fuori dai negozi perché quando determinati articoli si trovano nelle piazze, a prezzi molto inferiori, a farne le spese è sempre in primo luogo la qualità del prodotto.”
Parlando con i commercianti, molto spesso mi dicono che un tempo c’era più rispetto all’interno della categoria. E’ vero?
“purtroppo penso proprio di sì. Una volta c’era senz’altro più unione. Oggi invece ci si guarda in cagnesco, c’è una forte competizione che allora non era così marcata. D’altronde è anche la legge del mercato che è così. Abbiamo bisogno di vendere, c’è poco da fare. Se uno non vende, non va più avanti.”
Voi siete contenti di quello che avete realizzato nella vostra vita?
“Felicissimi. Abbiamo portato avanti per anni un’attività, abbiamo sistemato i nostri tre figli, viviamo discretamente bene con la nostra pensione. Sì, rifaremmo proprio tutto allo stesso modo.”